La luce nel paesaggio
Quando un raggio di sole, da un cielo coperto, cade su un vicolo squallido,
è indifferente che cosa tocca: il coccio di una bottiglia per terra,
il manifesto lacerato sul muro, o il lino biondo della testa di un bambino.
Esso porta luce, porta incanto, trasforma e trasfigura.
Hermann Hesse
Fotografare un paesaggio come si fa un ritratto in studio può sembrare un paradosso, ma è quasi la stessa cosa. Si tratta di lavorare con la luce sul soggetto e sullo sfondo per farne risaltare le caratteristiche somatiche (o geologiche), le rughe del terreno, la dolcezza dei declivi, l’asprezza dei solchi. Per sottolineare dei contorni o per dare importanza ai volumi, per precisare le forme o per esaltare la profondità.
Chi lavora in studio può disporre le fonti luminose a suo piacimento, ma la situazione è molto diversa per chi lavora sul “campo”. La fonte di luce è una sola e non sempre disponibile. Bisogna aspettare. Quando il nostro tecnico delle luci ha voglia di lavorare è quasi un Dio, ma se non ha voglia … a nulla valgono le pur copiose dosi di insulti e di imprecazioni. Dobbiamo saper aspettare (e questo aspettare è una grande lezione di umiltà e di vita). Bisogna sapere in anticipo quando ci sarà la luce buona, e a volte neanche conta. A volte la luce passa, scivola, corre, si insinua, si propaga, avvolge, sfuma, va. E con la complice ombra fa risaltare la materia.
In queste situazioni diventa esaltante fotografare il paesaggio, stare all’erta per rubare l’attimo, mentre comunemente si pensa che debba essere una occupazione del tutto rilassante. È proprio in tali circostanze che si manifesta quel non so che di magico che ci consente di trasfigurare piuttosto che riprodurre semplicemente una porzione di territorio. Ed è così che si può catturare l’anima dell’ambiente che ci circonda, che non è altro che il riflesso della nostra anima.
Perché il paesaggio finisce con l’orizzonte, ma comincia dentro di noi.
Il Workshop
Torna l’appuntamento autunnale con il workshop dedicato ai colori e alle luci del paesaggio nella stagione più bella dell’anno. Dalle colline del Fermano fino ai Monti Sibillini è tutto un succedersi di situazioni interessanti per gli obiettivi dei fotografi: la dolcezza dei rilievi, l’asprezza dei calanchi, le coltivazioni, le strade bianche, i boschi, gli incantevoli paesi.
Alterneremo le riprese di documentazione con quelle più creative, sempre sfruttando la luce che pennella i rilievi e da risalto alle caratteristiche naturali del territorio. Le ore di luce diminuiscono (anche per il cambio di orario legale/solare), quindi non sarà indispensabile fare levatacce mattutine o tirar tardi la sera, avendo più tempo per discussioni e visione di immagini. Ampia libertà di lavorare in analogico o digitale, ma si raccomanda vivamente di non dimenticare il cavalletto e il filtro polarizzatore.
Sarà l’occasione per godere uno dei paesaggi più belli d’Italia, un paesaggio terapeutico, visto che gli abitanti di queste zone sono tra i più longevi del nostro paese.
Sede del corso: Country House “La Pavoncella”, in ottima posizione lungo la valle dell’Aso: dall’uscita dell’A14 di Pedaso prendere verso nord (Porto San Giorgio), al semaforo voltare a sinistra (strada provinciale Valdaso) e proseguire per 4 Km (Valdaso di Altidona), l’imbocco per la Country House è sulla destra.
Quota di partecipazione: 420 euro comprendente il workshop e il soggiorno in mezza pensione, dalla cena del 27 ottobre alla prima colazione del 31 ottobre. Acconto di 200 euro da versare tramite bonifico bancario (cin Q abi 06150 cab 69660 CC0171007128) oppure con vaglia postale intestato a Claudio Marcozzi, via Pisacane 7, 63017 Porto San Giorgio. Sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
iscrizione: claudio.marcozzi@libero.it
Il Programma
27 ottobre: ore 19, welcome drink, cena e proiezione del lavoro di Claudio Marcozzi. La parte teorica (due serate), riguarderà lo studio della luce, della composizione dell’immagine (linee, forme, colori, ecc.) e della psicologia della percezione visiva.
dal 28 al 31 ottobre: riprese fotografiche. Quattro giorni di perlustrazioni e soste nei punti più fotogenici, non a caso ma guidati da chi conosce bene la zona. Pausa pranzo: pic-nic con prodotti locali a cura dell’organizzazione. Il 31 ottobre il corso si concluderà con una serata aperta al pubblico in cui saranno proiettate le foto scattate dai partecipanti ed un lavoro di Claudio Marcozzi. Cena a buffet. Chi deve affrontare un viaggio di ritorno può restare per il pernottamento (senza supplemento di spesa).
La volta scorsa
Il workshop si è concluso dopo quattro giornate di intenso lavoro. L’autunno ci ha regalato dei colori come non se ne vedevano da anni e le riprese sono state fruttuose sia con il sole che con una leggera pioggerella che è stata utilissima per lavare l’aria e le foglie. Anche fotografare senza sole è stato utile, per convincersi che con gli opportuni accorgimenti i colori saltano fuori comunque. E utile è stato anche il confronto tra le due “scuole di pensiero”: quelli che vogliono i colori forti ad ogni costo e quelli che fanno delle tonalità tenui e pastellate la loro cifra stilistica.Hagar e Offer, venuti dall’Israele, sono sicuramente quelli che hanno lavorato di più, anche perché si sono scatenati con le doppie esposizioni sfornando alla fine una serie di immagini veramente interessanti. Offer Goldfarb elabora poi queste immagini al computer e le stampa su carta Fabriano per acquarelli ottenendo risultati affascinanti. Ora avrà materiale nuovo per un’altra mostra a Tel Aviv. Auguri!
Il ciavuscolo era buono e il vino pure. Ci rimane il ricordo della simpatia del gruppo e il profumo della pimpinella appena colta, oltre al paniere colmo di nuove immagini. Arrivederci alla prossima edizione.
Pellicola Elite 100 Extra Colour
Per quanto riguarda la pellicola Elite 100 Extra Colour, fornita gentilmente dalla Kodak, non l’abbiamo certo risparmiata: con il sole pieno, con il cielo coperto e anche sotto un velo di pioggia, abbiamo giocato con la sua latitudine di posa, ottenendo le cose più interessanti proprio maltrattandola di più, sottoesponendo in certi casi fino a due diaframmi, con le condizioni di luce giuste. E una luce che cambia in continuazione come quella dei monti Sibillini è sicuramente la palestra migliore.
Una pellicola veramente sorprendente nelle condizioni di luce più critiche, è proprio allora che da il meglio di sé, tirando fuori sfumature di colore inaspettate.